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The Edge in Acustico: lo Stile e gli Strumenti del Chitarrista degli U2

The Edge è uno di quei chitarristi capaci di dividere il pubblico. Per alcuni è un genio del suono, un visionario che ha ridefinito il ruolo della chitarra nella musica rock. Per altri, è “solo” un tipo con un delay e una cuffia. Ma cosa succede quando l’effettistica si spegne e rimane soltanto lui, una voce e una chitarra acustica?
Nelle prossime righe, abbiamo deciso di esplorare lo stile acustico di The Edge, analizzando alcune delle sue esibizioni più intime, spoglie e profonde. L’obiettivo è capire se, anche senza il celebre arsenale di effetti, il suo tocco rimane riconoscibile — e come evolve il suo suono in versione unplugged.
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L’approccio acustico nei brani degli U2: 5 performance da ascoltare
Tra gli appassionati di musica, c’è chi ha scoperto The Edge fin dagli esordi con gli U2, e chi – come molti – si è innamorato del suo stile solo più tardi, magari ascoltando con attenzione il leggendario Joshua Tree. In quell’album iconico, le chitarre elettriche suonano ancora oggi immense, cristalline, profondamente riconoscibili. Una combinazione di potenza, profondità e freschezza sonora che resiste al tempo, complice anche la produzione di un maestro come Daniel Lanois.
Per comprendere il peso di The Edge nella storia del rock, basta guardare ai numeri: David Evans, questo il suo vero nome, è tra i fondatori degli U2, band con oltre 170 milioni di dischi venduti e una carriera iniziata nel 1976. Con 14 album in studio, tour da record come il 360° Tour (oltre 2,5 milioni di biglietti venduti) e un impatto indelebile su generazioni di chitarristi, The Edge ha trasformato l’uso della chitarra in qualcosa di profondamente emotivo, strutturale e visionario.
It’s a Beautiful Day: dinamica e armonia minimale
Il primo brano analizzato è “It’s a Beautiful Day”, reinterpretato in una versione sorprendentemente essenziale e minimalista, lontana dagli arrangiamenti pomposi e orchestrati dell’originale. In questa veste acustica, la canzone si svuota di sovrastrutture e si fonda sulle dinamiche del tocco e sull’interazione profonda con la voce.
The Edge mantiene un approccio ritmico e percussivo, utilizzando power chord nelle sezioni più intime e controllate, e aprendosi a sonorità più ampie grazie all’uso sapiente delle corde a vuoto quando l’intensità emotiva cresce. Il risultato è un brano che respira, che si espande e si contrae come un dialogo tra voce e chitarra.
Emblematico l’intervento di Bono che introduce l’assolo con una battuta iconica: “The Edge doing the Edge thing”. Ed è proprio questo che accade: entra in gioco un riverbero calibrato, che dona spazio e profondità agli arpeggi, prima di dissolversi dolcemente nella chiusura del brano. È qui che emerge una delle peculiarità tecniche più interessanti del chitarrista: in tutti i live, le sue chitarre vengono microfonate sia esternamente che internamente, generando due segnali distinti — uno puro e naturale dal microfono e uno più elaborato proveniente dalla preamplificazione interna. Questa doppia sorgente sonora consente una miscela timbrica estremamente espressiva.
Per ricreare questa timbrica, è stata utilizzata una LAG Vibe 30 Dreadnought, chitarra con top in abete rosso e fasce/fondo in bocote figurato, capace di restituire volume, armoniche ricche e bassi profondi. Il cutaway consente di raggiungere facilmente i registri alti, rendendola perfetta anche per le parti solistiche. A rendere ancora più speciale questo strumento è la sua elettronica integrata, che permette effetti interni senza bisogno di unità esterne — un dettaglio che verrà approfondito più avanti.
“It’s a Beautiful Day” acustico è quindi una dimostrazione perfetta di come l’essenza del suono di The Edge possa sopravvivere — e brillare — anche al di là del delay.


Stuck in a Moment: accordatura aperta e voce al centro
Tra i brani più intimi e carichi di significato del repertorio degli U2, “Stuck in a Moment You Can’t Get Out Of” occupa un posto speciale. La canzone nasce come una lettera immaginaria indirizzata da Bono all’amico Michael Hutchence, cantante degli INXS, scomparso tragicamente nel 1997. Non è un brano nato dalla rabbia, ma dalla dolce frustrazione di chi avrebbe voluto aiutare e non ha potuto. Questa emozione profonda traspare anche nella scelta di eseguirlo in acustico, spogliato di orpelli e restituito nella sua forma più fragile e sincera.
Per questa versione, The Edge cambia chitarra e accordatura, scegliendo un’open tuning (E - B - G# - D# - B - E) che consente soluzioni armoniche semplici ma suggestive. Nessun effetto particolare viene usato: è la scelta delle corde a vuoto, gli arpeggi essenziali, le voci interne ricavate con semplici barré o forme a due dita per creare l’atmosfera. Questo approccio gli permette di mantenere un accompagnamento ritmico, dinamico e sempre musicale, lasciando spazio alla voce di Bono senza appesantire l’arrangiamento.
Lo strumento utilizzato per questa esecuzione è una Martin 000-12, con top in betulla, fasce e fondo in koa impiallacciato su anima in mogano. Esteticamente, la chitarra si distingue per le venature calde del koa, mentre sul piano sonoro offre un timbro più bilanciato rispetto a una dreadnought, con una buona presenza nelle medie frequenze e grande naturalezza. Perfetta per open tuning, fingerstyle e passaggi arpeggiati, la Martin 000-12 si avvicina molto alla timbrica utilizzata da The Edge nei suoi live acustici.
Il risultato è un brano che, pur nella semplicità dell’esecuzione, trasmette intensità e delicatezza, dimostrando come anche la chitarra più essenziale possa veicolare emozioni profonde quando è messa al servizio della canzone.


Running to Stand Still: loop e delay per creare atmosfera
Tra i brani più struggenti e poetici degli U2, “Running to Stand Still” rappresenta un momento di profonda introspezione emotiva. Originariamente composto per The Joshua Tree, il brano affronta il tema della dipendenza da eroina nella Dublino degli anni ’80, ispirato a una frase udita casualmente in un bar: “She’s running to stand still”, ovvero “corre per rimanere ferma”. Una metafora potente, capace di racchiudere la paralisi e l’illusione che spesso accompagnano le dipendenze.
Nella versione acustica, The Edge esegue il brano in completa solitudine, armato solo di una Gibson J200 e di una loop station. L’esecuzione inizia con la registrazione di un loop ricco di riverbero e delay, che diventa la base su cui costruire tutta la performance. Gli accordi, sovrapposti con tocchi diversi, creano variazioni armoniche controllate, e la scelta di una dinamica iniziale molto bassa consente, nei momenti emotivamente più intensi, di emergere con naturalezza semplicemente spingendo di più sulle corde. Questo accorgimento trasforma la dinamica in un vero e proprio strumento espressivo.
L’interazione tra effettistica ambientale (delay e riverbero) e tocco è fondamentale: più si intensifica l’esecuzione, più il segnale “bagnato” si arricchisce e si espande, generando un suono tridimensionale e stratificato. Una dimostrazione brillante di come l’elettronica possa non solo supportare ma esaltare l’espressività acustica, senza mai rubare la scena.
Per questa performance, è stato utilizzato il Mooer GE300, un multieffetto professionale progettato principalmente per chitarra elettrica, ma sorprendentemente efficace anche in ambito acustico. Le sue potenzialità includono:
- Uscite stereo per spazialità sonora
- Loop station integrata
- Catena effetti completamente personalizzabile
- Pedale volume programmabile per gestire in tempo reale l’introduzione di riverbero
Il controllo sul suono è totale, la qualità audio è cristallina, e l’interazione con la chitarra acustica risulta perfettamente naturale. “Running to Stand Still” in questa veste dimostra quanto l’elettronica possa arricchire anche le esibizioni più intime, trasformando pochi elementi in un universo sonoro carico di significato.


Love is Blindness: tensione emotiva con delay calibrato
Ultima traccia dello storico Achtung Baby del 1991, “Love Is Blindness” chiude l’album con una carica emotiva cupa e penetrante. Nella versione elettrica, le chitarre non accompagnano: avvolgono, creando un’atmosfera sospesa. Leggenda vuole che Bono chiese a The Edge di suonare “come se stesse per implodere” — da qui nacque uno degli assoli più struggenti e viscerali della discografia degli U2, descritto dallo stesso Bono come “una preghiera profonda e dolorosa”.
Ma è nella versione acustica, proposta nel documentario From the Sky Down (2011), che tutto cambia. Niente band, niente distorsione, solo The Edge, seduto in un teatro vuoto con la chitarra acustica. Il pathos, se possibile, cresce ancora. Un semplice capotasto, un arpeggio ripetitivo su corde a vuoto, una progressione armonica essenziale: è la prova di come la forza della canzone risieda nella sua nuda semplicità.
In questa interpretazione, The Edge non si nasconde dietro gli effetti, ma li usa in modo chirurgico. Il delay entra gradualmente tramite un pedale volume della Mooer, aggiungendo profondità solo nei punti giusti, per poi scomparire quando le dinamiche calano. È una gestione emotiva del suono, più che una semplice esecuzione tecnica.
Il riverbero, invece, assume un ruolo fondamentale. L’artista ha utilizzato ancora una volta il multieffetto Mooer GE300, dimostrando la versatilità della macchina anche in contesti acustici. Grazie alle uscite stereo, alla loop station e a una catena effetti ben definita, il suono resta pulito, controllato e spazioso. Anche la sezione elettronica della LAG Vibe si rivela efficace: permette di ottenere toni ricchi e credibili senza ricorrere a unità esterne, con effetti come delay e reverbero direttamente amplificati dalla cassa della chitarra.


Sunday Bloody Sunday (2022): la riflessione dopo la rabbia
Nel 2022, in occasione del 50º anniversario del Bloody Sunday, Bono e The Edge hanno scelto di reinterpretare uno dei brani più iconici del repertorio U2 in una chiave completamente nuova: solo voce e chitarra acustica, nient’altro. Lontani anni luce dall'originale versione del 1983 — incisa per l’album War e caratterizzata da batteria marziale, riff taglienti e rabbia trattenuta — i due musicisti trasformano il brano in un momento di riflessione dolente e profonda.
Cinquant’anni dopo, la furia si è fatta consapevolezza. Come ha raccontato Bono in diverse interviste, tornare su Sunday Bloody Sunday significava riconoscere che la pace non è un evento, ma un processo continuo. Ed è proprio questa visione che prende forma nella performance: asciutta, diretta, emotivamente vibrante. Il loop introduttivo di The Edge costruisce la base armonica, ma senza delay né riverbero. Tutto è spoglio, crudo, reale, rendendo l’atmosfera ancora più intensa.
La dinamica del brano diventa così l’unico vero effetto. Ogni variazione di tocco, ogni respiro, è amplificato dall’essenzialità dell’arrangiamento, lasciando spazio all’espressività più pura degli esecutori. Un perfetto esempio di come l’età e l’esperienza cambino il modo in cui si interpreta la propria musica, anche nei pezzi più celebri.


Conclusioni
L’esplorazione dello stile acustico di The Edge rivela una verità semplice e potente: anche senza l’arsenale di effetti che lo ha reso celebre, il suo tocco resta unico, riconoscibile e profondamente espressivo. Dalle reinterpretazioni intime di It’s a Beautiful Day e Stuck in a Moment fino alle riletture emotivamente dense di Running to Stand Still, Love Is Blindness e Sunday Bloody Sunday, emerge una figura di chitarrista che sa reinventarsi senza perdere la propria identità sonora.
Il delay, il riverbero e le accordature aperte non sono espedienti, ma strumenti narrativi messi al servizio della musica. Le sue scelte timbriche, le dinamiche controllate e l’uso misurato della tecnologia mostrano un artista maturo, capace di parlare anche nel silenzio. In acustico, The Edge non si limita a suonare: racconta, ascolta, dialoga. Ed è forse proprio in questa dimensione spoglia che la sua arte raggiunge uno dei suoi vertici più autentici.





