Osservatorio
Intelligenza Artificiale e Musica Opportunità e Sfide Legali

Grazie all’intelligenza artificiale (IA) oggi è possibile comporre una canzone con un clic: piattaforme come Suno o Udio generano brani completi da semplici input testuali. Ma dietro a questa innovazione si nascondono questioni legali complesse: chi possiede i diritti di una melodia creata da un algoritmo? E su quali basi “impara” l’IA? Scopriamolo tra diritto d’autore, cause milionarie e qualche consiglio pratico.
Sapere come muoversi in questo nuovo contesto è fondamentale e dunque partiamo dall’inizio, cioè dal cosiddetto training, ossia il processo con cui l’IA analizza milioni di brani per imparare a comporre.
Spesso, questi dati sono protetti da copyright, sollevando il primo dilemma: è lecito usare musica senza il consenso di artisti e autori?
In Italia ma in tutta Europa, la normativa vieta l’uso di opere altrui senza autorizzazione, salvo che per alcune eccezioni. In particolare, la Direttiva UE 2019/790 introduce eccezioni per la ricerca scientifica e, in alcuni casi, per scopi commerciali, sempre che i titolari dei diritti non si oppongano, ma l’applicazione ai sistemi di IA è ancora dibattuta. Molte aziende di IA hanno però volutamente interpretato questa norma come un via libera, scatenando polemiche. Infine il tanto citato “AI Act”, (regolamento sull’intelligenza artificiale dell’Unione Europea) sottolinea l’importanza della trasparenza nei dati utilizzati per l’addestramento dei modelli di IA ma, nonostante questi sviluppi normativi, l’inquadramento giuridico dell’addestramento delle intelligenze artificiali con opere protette da copyright rimane attualmente poco chiaro.
Negli USA, il fair use (eccezione al diritto d’autore che prevede che l’uso equo di un’opera protetta da copyright per scopi come critica, commento, cronaca, insegnamento, studio o ricerca non costituisca una violazione del copyright) permette l’uso di opere protette in contesti come satira o educazione, ma la giurisprudenza statunitense ha escluso che questo istituto si applichi al training dell’IA.
Un altro tema centrale riguarda la protezione delle opere create da IA generativa, ossia gli output generati dagli utenti inserendo i prompt (le istruzioni date all’IA attraverso input testuali). La normativa italiana sul diritto d’autore stabilisce che per poter godere della protezione giuridica, un’opera deve essere originale ed esprimere un carattere creativo, requisiti questi legati tradizionalmente all’intervento umano. Ma è possibile applicare questo concetto di originalità alle creazioni generate da un algoritmo di intelligenza artificiale? Sebbene l’IA possa produrre composizioni musicali complesse, il grado di “creatività” che l’IA stessa può esprimere è tuttora oggetto di dibattito e la loro tutela è dubbia: c’è chi sostiene che, a prescindere dallo sforzo dell’utente in fase di elaborazione del prompt, queste opere non meritino tutela, c’è chi sostiene che invece vada fatta una valutazione caso per caso in relazione al gradiente di creatività profusa nell’opera dalla persona che l’ha creata.
Proprio per tutti questi motivi le major discografiche hanno dichiarato guerra alle IA generative. Il caso simbolo è “RIAA vs Suno & Udio”, in cui la Recording Industry Association of America accusa queste piattaforme di aver usato milioni di brani protetti per addestrare i loro algoritmi, e chiedono da un lato un risarcimento per le riproduzioni dei fonogrammi che sono state effettuate per addestrare i predetti sistemi IA ma, dall’altro, chiedono anche di dare un segnale al fine di contrastare l’uso smodato dell’IA.
E arriviamo ai consigli pratici: prima di usare un’IA per creare musica, se possibile, assicuratevi che i contenuti utilizzati per l’addestramento siano stati trattati in forza di licenze adeguate o delle eccezioni previste dalla legge. Verificate inoltre chi sono i soggetti detentori dei diritti sulle opere generate; alcune piattaforme concedono i diritti all’utente, altre no: leggete attentamente le condizioni di servizio. Documentate il processo creativo, conservando prompt e modifiche, per dimostrare il vostro contributo. Confrontate il brano con opere esistenti tramite strumenti come Shazam o AudioShake per evitare somiglianze involontarie. Siate trasparenti con etichette o editori sull’uso dell’IA, soprattutto considerando le policy rigide di alcune case discografiche.
In conclusione, l’IA sta ridefinendo la creatività musicale, ma senza un equilibrio tra innovazione e diritti degli artisti, rischiamo un caos legale. La sfida potrebbe essere quella di creare licenze ad hoc per il training delle IA, definire criteri chiari di originalità e immaginare nuove forme di tutela per le opere “ibride” uomo-macchina... oltre a far riconoscere specifici compensi per autori e industria a fronte dell’uso per l’IA. La partita è appena iniziata.
Avvocato Andrea Michinelli e Avvocato Gianmaria Le Metre, Note Legali
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