Osservatorio

Osservatorio di Redazione | 06-11-2025

Apertura SMMAG! 13: Born in the USA

CONDIVIDI:
Apertura SMMAG! 13: Born in the USA

Se le minacce tariffarie del presidente USA Donald Trump dovessero concretizzarsi, con dazi fino al 125% sulle importazioni cinesi e fino al 50% su altri partner commerciali come l’Unione Europea, che impatto potrebbero avere sul mercato degli strumenti musicali?

Al momento in cui scriviamo, ancora non sappiamo quali decisioni verranno prese, ma se gli USA dovessero dare seguito alle intenzioni di Trump, gli strumenti costruiti negli Stati Uniti potrebbero diventare per i musicisti italiani sensibilmente più costosi.

In Italia importiamo molto dagli Stati Uniti, tra chitarre elettriche, sintetizzatori, effetti analogici e digitali, microfoni e hardware professionale da studio. Questi strumenti sono spesso costruiti negli USA utilizzando componenti e materiali provenienti dalla Cina e dall’Europa: legni tropicali, circuiti stampati, potenziometri, valvole, microprocessori, magneti e metalli speciali.

Con l’applicazione di elevati dazi sulle importazioni USA dalla Cina e dall’Europa, i costi di produzione delle aziende statunitensi aumenterebbero vertiginosamente. Verrebbero infatti colpiti componenti fondamentali come pick-up, componenti elettronici, hardware in metallo e legni pregiati provenienti dall’estero, facendo lievitare ulteriormente i costi di produzione dei produttori statunitensi. 

Molti marchi con produzione in USA come ad esempio Fender, Gibson, Martin&Co, Gretsch, Moog, Taylor, D’Addario, Evans, Promark, Remo, Friedman, Guild, Electro Harmonix, Eventide, Strymon, solo per citarne alcuni, sarebbero costretti a riversare tali rincari sui prezzi finali.

A peggiorare la situazione, entrerebbero in gioco anche i contro-dazi della Cina e dell’Unione Europea, che colpirebbero i prodotti finiti statunitensi o i materiali provenienti dagli USA.

Tutti gli strumenti di aziende statunitensi prodotti in Asia (Giappone e Cina, soprattutto), ma anche in Messico e in Canada, per esempio, arriverebbero invece da noi direttamente senza alcun dazio aggiuntivo penalizzando così i già più costosi prodotti made in USA. 

In attesa di conoscere gli sviluppi di questa nuova guerra commerciale innescata dagli USA, alcune aziende statunitensi stanno già pensando, per non gravare unicamente sul mercato domestico, di compensare l’inevitabile perdita di fatturato aumentando i listini dei prodotti destinati al resto del mondo.

Che fare dunque? Ai nostri amici musicisti, da tempo desiderosi di acquistare uno strumento made in USA, consigliamo di accelerare questa decisione, perché, anche se i prezzi non aumenteranno come ci si aspetta, di certo a breve non caleranno.