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Risorse per Musicisti di Redazione | 14-05-2025

Accordature audio binaurale e frequenze particolari

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Accordature audio binaurale e frequenze particolari

Frasi come “Dobbiamo accordare le chitarre in Open G!”, “Questo brano lo intoniamo a 432 Hz”, “Dobbiamo fare l’audio in 8D”, “Mi raccomando al mix in ATMOS!”, e simili, sono sempre più comuni. Nel vasto panorama musicale, ci sono cicli storici che riportano in auge certe pratiche. In alcuni casi, si tratta di questioni intramontabili, mentre in altri di vere e proprie tendenze del momento. In ogni caso - ci tengo a evidenziarlo - sono pratiche legate al linguaggio musicale in senso più ampio e quindi, non più limitato solo a ritmoarmoniamelodia e testo, ma anche e sempre di più alla resa in registrazione e alla fruibilità per l’utente finale. L’utilizzo di tecniche e strumenti aggiunge layer di comunicazione ulteriori rispetto alle sfumature che la sola composizione musicale potrebbe trasmettere.

L’argomento è complesso e va, a mio avviso, affrontato chiarendo innanzitutto come l’accordatura degli strumenti, l’utilizzo di determinate frequenze particolari e l’introduzione di tecniche di registrazione e mix non tradizionali possano influenzare quella che è la sfera percettiva dell’ascoltatore, donandogli sensazioni ed emozioni che possono alterare il suo stato di benessere durante l’ascolto. Si tratta di un passaggio delicato, un po’ a metà strada tra l’acustica (ossia la branca della fisica che studia il suono) e la psicoacustica (ovvero come noi ascoltatori percepiamo il suono dopo che il nostro sistema uditivo e nervoso lo hanno processato).

Accordature fuori dagli schemi

Partiamo quindi dall’accordatura degli strumenti musicali. Quanto spesso la scelta di un’accordatura è figlia di una necessità compositiva (raggiungimento di determinate tonalità, facilitazione nella diteggiatura, ecc.) e quanto invece si tratta di una scelta legata alle sensazioni che si vuole trasmettere toccando determinate frequenze differenti dallo standard 440 Hz? Se nel primo caso ci troviamo di fronte a una scelta prettamente stilistica, nel secondo caso cambia totalmente il paradigma e si va ad alterare sensibilmente il panorama sonoro proposto all’ascoltatore.

L’utilizzo di frequenze non ordinarie apre a tantissimi orizzonti creativi, consentendo ai musicisti di scoprire suoni e sfumature inesplorati. Protagonista assoluta di tali sperimentazioni è chiaramente la chitarra, strumento versatilissimo, adatto ad accordature alternative come Drop D (D-A-D-G-B-E) e Open G (D-G-D-G-B-D), ma anche ad altre ben più insolite come C-G-D#-G-C-E. Anche il pianoforte, solo apparentemente meno flessibile in fatto di accordatura, può essere modulato per produrre suoni non convenzionali. L’accordatura microtonale, con intervalli più piccoli rispetto all’ottava tradizionale, apre la strada a melodie e armonie che sfidano ciò a cui siamo più abituati. Un altro esempio sono i cosiddetti strumenti “etnici” come il sitar indiano, che performano su standard totalmente diversi da ciò che siamo abituati a considerare ordinario. E anche violino e violoncello, spinti su accordature alternative, rivelano grandi potenzialità nell’esplorare nuovi timbri e territori sonori. 

Frequenze Sonore, toni binaurali e impatto sul cervello umano

E veniamo ora al rapporto che le frequenze sonore prodotte hanno sull’ascoltatore. Le diverse frequenze, combinate tra loro (in caso di armoniche, accordi o di più strumenti quando si produce musica di insieme) sono in grado di generare effetti diversi sulla percezione sonora di chi ascolta, a volte in maniera ricercata, altre volte in maniera del tutto casuale. Per analizzare le frequenze sonore nel modo più accurato possibile, è essenziale comprendere il concetto di frequenze armoniche, cioè le frequenze il cui valore è un multiplo intero della frequenza di base (frequenza fondamentale). Per esempio, se la frequenza fondamentale è un LA 440 Hz le sue armoniche saranno 220 Hz, 880 Hz e così via. Quelle di un LA 432 Hz includono invece 216 Hz, 864 Hz e così via. Risulta allora abbastanza semplice comprendere come, pur trattandosi della stessa nota, lo spettro sonoro cambi totalmente così come la percezione che l'ascoltatore avrà di un ipotetico brano eseguito nelle due intonazioni.

Non ho menzionato la frequenza 432 Hz casualmente, in quanto rappresenta la cosiddetta “frequenza aurea”. Questa, insieme alla “frequenza dell’amore” (528 Hz), appartiene al gruppo delle frequenze benefiche che hanno dimostrato di apportare benefici sia alla mente che al corpo. Non a caso numerosi artisti che si dedicano alla produzione di musica per la meditazione, ambient, chill, ecc. scelgono di utilizzare queste frequenze benefiche per intonare i propri strumenti. Nel Pop, a titolo di esempio ben noto, si può menzionare l’impiego delle accordature a 432 Hz da parte dei Pink Floyd su tutti. Una semplice variazione di 8 Hz può infatti stravolgere completamente la resa dell’esecuzione musicale!

Un altro esempio noto, oggetto di diverse ricerche, è quello dell’utilizzo di toni binaurali in grado di ricoprire un ruolo significativo nel rilassamento e nella concentrazione, esercitando dei battimenti nell’ordine delle onde alfa (8-13,9 Hz). 

Come ottenere il massimo dalle sperimentazioni in studio

Come declinare ora queste ricerche ed esplorazioni sonore durante le fasi di registrazione e mixaggio dei nostri brani? Abbiamo detto che le frequenze sonore hanno un impatto sul cervello umano in termini di stimolazione e rilassamento. Andando oltre e approfondendo lo studio delle armoniche in studio di registrazione, soprattutto quando si utilizzano apparecchiature elettroacustiche analogiche in grado di accentuare o attenuare determinate frequenze, si può processare il suono elevando la “pasta” sonora in fase di acquisizione. È lavorare in questo senso che ci permette in studio di parlare effettivamente di suono più “caldo” o più “colorato”.

Oltre a ciò, l'impiego di tecniche di registrazione stereo, la cattura di ambienti e spazi attraverso microfoni binaurali e l'utilizzo del sound design in musica hanno contribuito a migliorare ulteriormente l'esperienza d'ascolto futura già in fase di recording. Un contributo più recente e di fondamentale importanza al tema è arrivato dall'introduzione su alcune piattaforme di streaming dell'ascolto in Dolby ATMOS, una tecnologia derivante dal cinema che opera per "oggetti sonori". Portato in musica durante il mix dei brani per "spostare" gli strumenti acquisiti durante la registrazione all'interno del panorama sonoro (non più solo stereo), questo processo accentua ulteriormente la spazialità, garantendo un'esperienza d'ascolto totalmente immersiva.

Muovendo alcuni tasselli infinitesimali, è possibile così spingere le nostre produzioni al di là del muro: questo è il senso di questo appuntamento con la nostra rubrica. La creatività passa anche dalla conoscenza, dall’esplorazione e dall’espansione tecnica delle nostre possibilità. Confidando di avervi regalato degli spunti utili al vostro lavoro, vi rimandiamo al prossimo numero per nuove ispirazioni tecniche!