Risorse per Musicisti
Recording Leaks: Lost in Down!

Di Simone D'Andria
Nello scorso numero di SMMAG! abbiamo affrontato uno dei più singolari aspetti che caratterizzano il mondo dell’audio, ovvero il dualismo analogico/digitale. Continuiamo dunque il nostro viaggio da dove l’abbiamo lasciato, iniziando a scavare all’interno di uno dei due mondi e vedendo insieme come approcciarsi alla scelta dei giusti strumenti digitali per le produzioni che intendiamo realizzare in the box.
La prima cosa da sapere, se si vuole produrre utilizzando quelle scatole magiche che siamo soliti chiamare computer, è che la DAW (Digital Audio Workstation) è il più completo strumento digitale di produzione musicale attualmente esistente.
All’inizio della produzione musicale su computer, il sistema era costituito da un pc, un’interfaccia audio che si occupava di convertire il segnale audio AD/DA e un software di registrazione e mixing. Con lo sviluppo della componentistica digitale, la DAW si è evoluta fino a diventare un completo sistema hardware e software di produzione audio che fornisce, all’interno di un unico contenitore, pennelli, tela e tavolozza di colori per dar vita ai brani musicali, riuscendo a integrare all’interno del controllo digitale anche hardware analogico. Ne consegue che scegliere la propria DAW di fiducia – o decidere di cominciare a usarne una diversa – è un passo decisivo per qualsiasi producer più o meno in erba.
In queste pagine utilizzerò il termine “DAW” per descrivere qualsiasi software che consente al computer di agire come uno studio di produzione musicale, tralasciando per il momento la parte hardware. Rispetto alle prime ormai storiche versioni, infatti, le attuali DAW, che si chiamino ProTools, Cubase, Ableton, Logic o Reaper, hanno possibilità semplicemente inimmaginabili solo un decennio fa.
Nel corso degli anni, quelli che erano semplici sistemi usati in principio per la gestione di eventi MIDI hanno integrato sempre più funzionalità: dal mix multitraccia all’editing, dalla possibilità di registrare sorgenti analogiche all’implementazione di diversi plugin nativi o di terze parti che ne hanno arricchito enormemente le potenzialità.
Grandi aziende come Akai, Commodore, Atari e Apple hanno iniziato a sviluppare questi sistemi per uso domestico aprendo il mercato a migliaia di nuovi utenti. Non più, quindi, solo gli iper-skillati tecnici dei grandi studi.
L’introduzione delle DAW non è stata soltanto una rivoluzione tecnologica, ma anche in qualche misura sociale. È proprio grazie a strumenti come questi che la storia della produzione musicale è cambiata per sempre, permettendo a quei nuovi generi e sottogeneri musicali di esprimersi, dando il La alla musica elettronica dei nostri giorni. In sostanza, grazie alle DAW, qualsiasi utente appassionato, oltre che alla musica suonata, anche al mondo audio ha potuto finalmente coltivare la propria creatività, senza ipotecare casa per acquistare le costosissime macchine analogiche.
Come scegliere la propria DAW
Torniamo però ai nuovi anni ’20. Le potenzialità delle DAW moderne sono infinite e, se potessimo scegliere quale usare indipendentemente da fattori tecnici ed economici, sceglieremmo sicuramente il top del top. Ma, proprio come quando si va dal concessionario a scegliere una nuova auto, anche in questo caso dobbiamo orientare la nostra decisione sulla base di tante varianti adatte alle nostre esigenze. Insomma, a parità di prezzo e optional, la macchina perfetta per noi non è uguale a quella ideale per un’altra persona. Proverò quindi a sintetizzare 6 domande che dobbiamo obbligatoriamente porci prima di acquistare o, più semplicemente, “scaricare” (legalmente, sia chiaro) la nostra DAW. Iniziamo!
1. Quale DAW è a portata del mio budget?
Il costo delle DAW varia da quelle assolutamente gratuite a quelle di fascia alta. Tuttavia, molte DAW di fascia bassa peccano sui contenuti aggiuntivi che spesso non possono integrarsi con plugin e bundle di terze parti. Il giusto trade-off è sicuramente quello di approcciarsi, in fase iniziale, a uno strumento di fascia bassa iniziando a smanettare con gli strumenti di serie. Ultimamente ci sono diversi produttori che offrono un servizio in abbonamento, scongiurando la necessità di un acquisto anticipato. Se sei uno studente, puoi inoltre beneficiare delle varie convenzioni “Edu” offerte dai principali sviluppatori come AVID e Steinberg.
2. Lavoro da solo o in condivisione?
Uno dei punti focali della condivisione di materiale audio è che, se non si condivide lo stesso sistema di produzione, non è possibile nella maggior parte dei casi scambiarsi dei progetti “open” su cui lavorare. Ragion per cui, se per esempio facciamo parte di una band e ogni membro deve poter integrare delle tracce o mettere mani al progetto dal proprio device, dobbiamo in qualche modo uniformare il workflow. Ovviamente non solo la stessa DAW ma anche gli stessi plugin. In alternativa possiamo esportare dei bounce già processati per farli importare al nostro collega nella sua DAW (anche se ne limiteremo le possibilità di manovra).
3. Voglio ispirarmi a qualcuno?
Se intendiamo ispirarci al flusso di lavoro del nostro produttore preferito dobbiamo cercare di trarre il massimo dal suo knowhow. Diversi produttori e tecnici del suono di fama internazionale dispensano pillole sul loro modo di lavorare e sul loro stack tecnologico. Se non sappiamo da dove partire, è importante che apprendiamo dai migliori. Ovviamente il rischio è che loro utilizzino strumenti molto costosi o che ben si integrano con l’attrezzatura analogica presente nei loro studi professionali. In alcuni casi, però, sarà possibile andare a recuperare versioni “free” o simili dei software utilizzati. Personalmente ho scelto alcuni dei miei plugin e strumenti sulla base di diverse masterclass fatte con alcuni dei più grandi fonici internazionali come Tom Lord-Alge, Sylvia Massy e Tommaso Colliva.
4. Che sistema operativo utilizzo e quali sono le potenzialità del mio device?
La maggior parte delle DAW sono multipiattaforma, ma vale la pena controllare prima di fare il grande passo. Per esempio, Logic Pro X di Apple è disponibile solo per Mac OS. È bene considerare che oltre al sistema operativo è di fondamentale importanza avere un hardware potente a sufficienza per poter gestire alcuni processori di segnale e librerie di suoni molto pesanti. Sicuramente avere un SSD (Solid State Disk), almeno 16 gb di RAM e un processore di media potenza (si consiglia solitamente almeno un Intel i5 non necessariamente di ultima generazione), possono agevolare l’utilizzo di software leggermente più impegnativi.
5. A che livello voglio portare la mia produzione?
La produzione è tutta una questione di intenti. È abbastanza chiaro che c’è differenza tra chi vuole semplicemente fare una pre-produzione casalinga dei propri brani e chi invece vuole fare mixing a livello pro al punto da farne un mestiere. Ed è altrettanto ovvio che intenti diversi portano all’utilizzo di strumenti diversi. Quindi è opportuno mettere da subito in chiaro dove si vuole portare la produzione per poter fare una scelta sensata e “pesata” sulle nostre esigenze. Per esempio, molti studi professionali sfruttano i sistemi AVID come standard de facto, per cui, semmai ci si dovesse interfacciare a lavorare con o per uno di essi, sarebbe inevitabile l’utilizzo di Pro Tools come DAW.
6. Citando Mondo Marcio, mi aspetto di restare “dentro la scatola”?
La maggior parte dei producer di musica elettronica lavora prevalentemente in the box. Ciò significa che svolgono quasi tutto il loro processing esclusivamente all’interno dei confini della propria DAW. Tuttavia, per molti altri sorge l’esigenza di lavorare con il MIDI, registrare strumenti e voci reali o utilizzare la propria DAW come sequencer durante un’esecuzione dal vivo. Molte DAW si differenziano per la capacità di soddisfare queste diverse esigenze, nella maggior parte dei casi integrandole con interfacce audio (banalmente via USB) o altre tipologie di outboard. Alcune di esse sono progettate proprio pensando all’esecuzione di una performance dal vivo, offrendo meno opzioni per il routing, il collegamento e il reindirizzamento dei bus di sorgenti sonore in ingresso e in uscita. Altre ancora sono più focalizzate sul recording in studio, mentre altre hanno funzionalità MIDI pressoché limitate a zero.



