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Risorse per Musicisti di Redazione | 09-04-2024

Intelligenza Artificiale: Regolamentarne l’Uso

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Intelligenza Artificiale: Regolamentarne l’Uso

Di Andrea Marco Ricci (Avvocato e Presidente di Note Legali)

L’uso di intelligenza artificiale (IA) per creare nuove composizioni musicali o nuove produzioni discografiche è già realtà.

Recentemente abbiamo letto di grandi quantitativi di tracce generate da IA rimosse da Spotify, capaci quindi di alterare il mercato della fruizione, mettendosi in competizione con il lavoro di tanti creativi “onesti e laboriosi”. Ma abbiamo anche letto di società che propongono IA music per la radio in store, offrendo musica “di funzione” a prezzi molto competitivi rispetto alla musica gestita dalle collecting. 

L’utilizzo di IA in campo musicale è in grado di mettere seriamente e velocemente in crisi sia il lavoro dei creativi che l’industria dei contenuti; in questo momento l’intera industria si interroga su come gestire questo nuovo cambiamento tecnologico. Queste le ipotesi attualmente sul campo, oggetto del dibattito:

1. Proibire a priori l’uso di musiche create dalla IA in ambito commerciale, in quanto in grado di cancellare un’intera industria. Sul punto l’osservazione contraria è che, in molti casi, non è possibile sapere con certezza se una traccia sia stata creata da un artista o da una IA, ben potendo un artista spacciare per propria una creazione fatta usando l’algoritmo. A deterrente servirebbero sanzioni o codici di autoregolamentazione del settore.

2. Riconoscere diritti d’autore al creatore della IA. Su questa base tutto ciò che una IA crea sarebbe di proprietà del creatore della IA. L’ipotesi è improbabile perché renderebbe i creatori di IA, potenzialmente, oligopolisti di creazioni: per capirci, anche se l’esempio non è perfettamente calzante, sarebbe come se Microsoft fosse proprietaria di ogni documento creato dagli utenti con MS Word.

3. Riconoscere diritti d’autore all’utente che, impostando i parametri di creazione, di fatto decide come la IA debba creare. In questo caso la IA viene considerato uno strumento nelle mani di un creativo, non tanto diversamente da altri strumenti. Si porrebbe in questo caso sia un tema di etica rispetto al dichiarare la non autenticità della creazione, sia di diritto rispetto al fatto che l’opera non sia frutto di uno sforzo creativo personale, ma semplicemente il frutto di una scelta di “parametri”, fatto che non prevede l’esatta determinazione della forma estetica dell’opera musicale.

4. Prevedere che il proprietario di una IA debba corrispondere un equo compenso ai creativi per le creazioni realizzate dalla IA. In effetti, una IA non è necessariamente “intelligente”. Per generare un output di risultato ha bisogno di nutrirsi di contenuti di terzi, confrontarli tra loro e rielaborarli. In tale senso, ogni opera generata da una IA sarebbe l’elaborazione di altre opere dell’ingegno, reperite su Internet, utilizzate senza permesso dei creativi.

Qualunque sia la soluzione possibile, l’industria musicale deve affrettarsi a disciplinare la questione, prima di essere travolta da un’altra ondata di cambiamento, stavolta potenzialmente ben più alta e devastante di quella generata dall’avvento del file-sharing alla fine degli anni ’90.