Guide all'Acquisto

Guide all'Acquisto di Redazione | 06-11-2025

Sintetizzatori Anni Ottanta da Play! Music Store

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Sintetizzatori Anni Ottanta da Play! Music Store

Sull’onda delle sonorità anni Ottanta che da un po’ di tempo caratterizzano la produzione discografica internazionale, è cresciuto anche da parte dei musicisti più giovani l’interesse per i synth di quel periodo (erano gli anni di passaggio dall’analogico al digitale). È avvenuto così che, a fianco delle virtualizzazioni software di synth vintage già presenti in numerosi plugin, alcuni costruttori hanno prodotto riedizioni hardware (talvolta veri e propri cloni) che ne riprendono le timbriche attualizzandone l’uso nel nuovo contesto digitale. 

L’esempio più eclatante riguarda i numerosi cloni realizzati da Behringer, in cui spicca il recente UBXa, che ripropone il synth analogico polifonico Oberheim OBXa dei primi anni Ottanta. Ma ci sono riedizioni proposte dagli stessi marchi che ne avevano realizzato gli originali come Moog, Sequential, Korg, Roland ecc. Tutti strumenti disponibili presso i negozi Play! Music Store di Milano e Roma.

Da anni vengono utilizzati virtual instrument di synth che hanno fatto la storia della musica elettronica di quel periodo (la collezione Analog Lab di Arturia soprattutto), ma chi desidera mettere le mani su manopole e controlli hardware e non può permettersi di acquistare un modello originale, anche perché non se ne trovano più in giro, oggi può trovare riedizioni timbricamente abbastanza simili agli originali a prezzi accessibili.

La cosa interessante è che molti musicisti elettronici della nuova generazione non cercano un sintetizzatore anni Ottanta per riproporre esattamente la musica di quel periodo, ma tendono a sperimentare creando mix musicali ibridi fatti di strumenti e sonorità anche molto diversi

Quando si tratta di synth anni Ottanta, è difficile che un giovane musicista entri in negozio con la richiesta di un modello specifico. Di solito arriva con l’idea di quale tipo di sonorità vuole ottenere per la propria musica. Da lì parte la prova di qualche modello disponibile attraverso la quale il cliente finisce spesso per scoprire quanto sia divertente “spippolare” con i controlli di un sintetizzatore hardware.

Sì, perché una delle caratteristiche dei questi nuovi strumenti di sintesi è quella di avere molti controlli fisici attraverso i quali imparare divertendosi... proprio come si faceva una volta, prima dell’avvento degli ostici synth digitali (DX7 su tutti), quando pur non avendo conoscenze tecniche si apprendeva il funzionamento di oscillatori, filtri, amplificatori e modulatori semplicemente muovendo controlli rotativi e slider. La stessa Arturia ha prodotto i suoi nuovi synth hardware (dal MicroFreak al PolyBrute) integrando software e controlli fisici in quest’ottica.

Attualmente, la scelta di synth hardware capaci di dare grandi soddisfazioni è molto varia e diversificata anche nel prezzo. Si parte dai piccoli monofonici per arrivare a modelli a tastiera più completi, alcuni persino con manopole motorizzate (Melbourne Nina).

La tendenza di alcuni produttori è quella di convertire i vecchi modelli monofonici in polifonici (o parafonici) magari con effetti aggiuntivi, perché i musicisti di oggi non sono più disposti ad accettare le limitazioni imposte da synth mono. Questo accade perché è ormai diffusa la tendenza a suonare i sintetizzatori come se fossero delle tastiere polifoniche, mentre un synth può essere nato per riprodurre lead (parti monofoniche) pur sfruttando insieme diversi oscillatori, filtri e modulatori che ne arricchiscono il timbro in chiave “polifonica”. 

Pensiamo per esempio alle possibilità timbriche del Matriarch parafonico di Moog. Anche Il nuovo Prophet 5 Rev 4 va nella direzione di completare in chiave moderna le già ricche potenzialità sonore del modello originale di Sequential Circuits.

Tra i synth più richiesti negli ultimi tempi c’è sicuramente il Micro Korg che ha anche il vocoder, uno strumento uscito ormai un po’ di anni fa e che ha ripreso quota negli ultimi tempi, insieme al Multi/Poly ispirato al mitico Mono/Poly. Il riferimento sono i suoni pieni e aggressivi dei synth Korg dei primi anni Ottanta, come il Poliysix, il Poli 800, eccetera.

Ovviamente i synth che ripropongono circuitazione di qualità full analog hanno un costo superiore a quello dei modelli digitali, ma è anche il marchio a influire sul prezzo di un synth, soprattutto quando le emulazioni riproducono molto fedelmente gli originali dello stesso marchio (vedi Moog e Roland). 

Consideriamo per esempio il Roland Juno X, una summa di tutti i precedenti Juno prodotti in chiave più moderna. Non è una vera e propria emulazione ma riprende i timbri dei suoi predecessori. Roland continua a essere il riferimento anni Ottanta per le batterie elettroniche, la TR-09 in particolare, che ripropone i suoni della storica e costosissima TR-909.

Di recente il mercato è stato invaso dalle rivisitazioni e dai cloni di Behringer, marchio che ancora una volta ha dato uno scossone al mercato degli strumenti musicali. Moduli synth come Crave, Edge e Grind, per esempio, arrivano in negozio e dopo pochi giorni ne escono in mano a clienti che approfittano del favorevole rapporto qualità/prezzo, convenienza che riguarda anche i sintetizzatori a tastiera dello stesso produttore.

Insomma, un giro in negozio per mettere le mani sugli hardware che ancora oggi determinano il sound degli anni Ottanta è un vero e proprio tour tra la “pasta sonora” dei costruttori più importanti di quel periodo (e di chi ne ha “copiato” oggi le stesse architetture di sintesi). Un unico consiglio: escludete gli effetti prima di mettere le mani sulla tastiera o sui pulsanti dei moduli synth. Solo così riuscirete a comprendere l’essenza di quella pasta sonora.